DIARIO REPUBBLICANO – Niccolò Rinaldi: Disabilità

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DIARIO REPUBBLICANO – Niccolò Rinaldi: Disabilità

DIARIO REPUBBLICANO: DISABILITÀ
NICCOLÒ RINALDI
20 settembre

Questo “diario” serve, eccome, anche per instaurare un canale di dialogo con gli elettori. E tra i tanti messaggi che ricevo soprattutto su whatsapp, ne ho ricevuto uno di Carlo Rossetti, noto attivista per i diritti dei disabili. Carlo si è preso la briga di esaminare i programmi delle varie coalizioni a proposito delle misure per la disabilità: dappertutto poche righe, pari a percentuali di spazio che vanno dallo 0,002% del cosiddetto terzo polo allo 0,01 del centro-destra. Certo, occorre poi vedere la qualità delle proposte, e queste sono quelle della mia lista (si veda qua: Disabilita-ok.pdf ) e me ne vanto perché non sono né poche né superficiali. Ma Carlo ricorda dati che conosco bene – essendomi occupato a lungo di disabilità: sono oltre quattro milioni i disabili in Italia, molti di più, tanto per fare esempi di gruppi che richiamano molto l’attenzione dei partiti, come i 7.000 balneari o le 40.000 licenze attive dei tassisti. Qualcosa non va.

Vi dico cosa. In primo luogo l’intera società italiana è abituata a considerare la disabilità non come una sfida da parte di tutti, ma un problema cronico che tocca a chi tocca, con quel retaggio di “pietà” che da laico rifiuto perché ogni cittadino, disabile o meno, non solo ha pieni diritti ma anche una grande potenzialità da valorizzare. E poi i disabili e le loro eroiche famiglie, anche per ragioni oggettive, occupati come sono nelle loro battaglie quotidiane di sopravvivenza, sono percepiti molto meno come macchine del consenso elettorale – protestano meno di balneari o tassisti. Ho sempre ammirato persone come Carlo, che credo non dubiterà del mio personale impegno, e altri che dalle loro sedie a rotelle non hanno mai smesso di lottare. E non solo io come candidato, ma tutti noi dovremmo vergognarci, e poi rimboccarci le maniche, ogni volta vediamo una barriera architettonica evitabile, una scuola senza insegnanti di sostegno, una famiglia abbandonata nel suo amorevole sforzo di assistenza quotidiana, un bullismo diffuso. E purtroppo anche molti programmi sono non solo insensibili, ma anche arretrati.